L'Aspreta

"Vagando tra le colline dell’Umbria il mio sguardo è improvvisamente catturato da due colonne di mattoni dalla splendida architettura – “Ferma la macchina! Ferma ferma!” chiesi  a M.

 

Mi ritrovai così al cospetto di una specie di visione onirica.

 

Un lungo viale di sassi bianchi, ai lati cipressi altissimi, sul fondo il viale sale quasi in verticale, al culmine una villa dalle semplici ma eleganti fattezze. E’ stato così che l’Aspreta mi catturò. Fu irresistibile il desiderio di farne un veloce acquarello.

 

Per poter avere una vista discreta dovetti stare in una specie di spartitraffico in mezzo allo sfrecciare di auto indifferenti a quella bellezza ed in quello stato di divertente precarietà le colonne con le loro volute e complessità mi sfidavano. Le studio, inizio a tracciare qualche linea ma capisco subito che sarebbe stato necessario accontentarsi di un risultato mediocre, ed accettai la sfida con divertimento.

 

(Varcare una soglia così imponente, decidere di farlo, porta a percorrere poi una strada che subito sembra facile, piacevole, ombreggiata, ai lati i cipressi silenziosi ed elegantemente inclini al vento, come fiamme verso il cielo, ricordano che elevarsi è possibile pur mantenendo i piedi ben radicati. Poi ad un certo punto però la strada sale, si impenna, la fatica aumenta. Quella strada sassosa ricorda che per arrivare alla “casa” c’è da sudare, c’è da stringere i denti. La casa è semplice, lineare, elegante, senza fronzoli, tutti lasciati per strada ai piedi dei cipressi.)"

 

V.