Candelora, la luce che ci fa ritrovare

Siamo al 2 Febbraio, festa che la chiesa cattolica ricorda come la presentazione del Signore ma che ancora più popolarmente è conosciuta con il nome di Candelora. Siamo al culmine dell’inverno ma già la primavera comincia a dare i suoi primi flebili segnali, almeno qui in Capitale oggi il clima era nuovamente un pochino più mite. La festa della Candelora ha origini antichissime, si narra che qui a Roma già dal V secolo si benedicessero le candele, ed accendendole le donne organizzassero lunghe processioni per la città allo scopo di purificare tutti gli elementi conflittuali che si erano accumulati, ma aveva ancora più anticamente il significato di riportare la pace.

 

Cerimonie del genere si tenevano anche per commemorare il ratto di Proserpina (per i Greci Core) compiuto dal dio degli inferi, Plutone (i Romani lo chiamavano anche Februus). La madre Cerere (per i Greci Demetra) cerca per tutta la notte la figlia con una fiaccola accesa ed il giorno dopo in preda ad una grande afflizione va da Giove a lamentare la scomparsa della figlia e questi propone un compromesso stabilendo che dal 1° Novembre al 2 febbraio Proserpina sarebbe rimasta nel regno degli inferi, per poi tornare in superficie e benedire e fecondare i campi, dando origine al cambio delle stagioni...

Ratto di Proserpina - Gian Lorenzo Bernini - Galleria Borghese - Roma

Partendo da questo mito possiamo pensare a questa festa come alla festa della “salvezza”. Se prendiamo questo mito come immagine, esso assume poi per la chiesa cattolica un nuovo ma simile significato: con la luce di Gesù Cristo vaghiamo per la città della nostra vita, cercando ciò che ci è stato strappato.  Possiamo immaginare qui tutto quello che il dio degli inferi, l’oscurità della nostra anima, ci ha portato via. A volte ci viene strappata un’amicizia, una relazione d’amore a causa di sentimenti oscuri e stati d’animo aggressivi che affiorano dal profondo e che non riusciamo a spiegarci. A volte ci vengono strappati sicurezza, stabilità o autostima. Ciò che per noi era sacro di colpo ci viene portato via, strappato e come Cerere non ci resta che vagare con la fiaccola alla ricerca di ciò che non abbiamo più. Dobbiamo vivere il lutto ma non possiamo sprofondare nell'afflizione del nostro buio, abbiamo bisogno di una candela abbiamo bisogno della luce Divina  per scendere con Essa nello nostre zone oscure e cercarvi ciò che è stato perduto, il nostro Sé autentico.

La  Candelora diventa quindi la festa del “ritrovamento” di noi stessi, del nostro centro perduto, della nostra energia perduta, l’entusiasmo perduto, gli ideali perduti, la fede perduta, l’innocenza perduta. E’ anche la festa dell’”integrazione”, in cui tutto ciò che abbiamo perduto in noi viene cercato e reintegrato nel complesso della nostra esistenza. Ritrovamento-Integrazione-Salvezza sono questi  i tre passaggi ed il significato della Candelora.

 

Dedica un po’ di tempo per un tuo personale rituale: con una candela accesa percorri la casa nel buio e cerca nelle stanze pezzi di te, ricordi, emozioni, oggetti che hanno un significato. Chiediti che cosa hai perso e che cosa vuoi che quella luce ti restituisca oggi, ed immagina che tutto ciò che ti ritornerà in mente, tutti gli oggetti che ti circondano facciano ora parte della tua totalità. Lascia che quella luce Divina illumini e trasformi ogni cosa: il luogo dove abiti, le tue emozioni i tuoi ricordi e che produca un tutt'uno unico ed irripetibile che ti identifica. Allora farai un’esperienza  nuova di te stesso e della totalità del tuo essere riunificato.

 

Buona festa della Candelora, buona festa del “ritrovamento” di te!

Viviana

 

 

Liberamente ispirato da un testo di Anselm Grün

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