Ho disegnato una farfalla che ride

 

Mi chiamo A. e…e…e voglio dire che ci sono giorni nei quali mi sento come annebbiata, non riesco a mettere a fuoco i desideri, i miei pensieri sono lenti, lontani, opachi come nuvole sospese….sì ci sono giorni nei quali è come se mi sentissi fuori posto, e come se sentissi di non appartenere a questo mondo, tutto mi sembra difficile, e tutti mi sembrano così bravi così svegli così capaci di parlare bene, ed io non so cosa dire…ci sono giorni nei quali mi sento come risucchiata in basso, dico no a quella cosa che non so cos’è ma che sento che sale e che mi vuole prendere, ed io cerco di scappare, e più voglio scappare e più questa mi vuole prendere. Ci sono giorni nei quali mi sento come anestetizzata, è come se non sentissi più niente e niente avesse più senso.

Ci sono giorni nei quali dormirei sempre, nei quali sento che il letto è il rifugio migliore, dove posso  nascondermi senza paura di essere assalita da quella cosa strana. Eppure c’è stato un tempo nel quale ero anche felice, nel quale mi sentivo bene, avevo tante cose da fare e non mi spaventava niente. Mi fanno male tutti i muscoli, e spesso dimentico le cose, anche le più banali, altre volte confondo le parole, non so perché mi succede…o meglio forse lo so, adesso. Mi sento nuda a volte, ed a volte mi vorrei coprire di strati e strati di pelle per non sentire il dolore.

Mi hanno detto che è così che si manifesta quella malattia e che io ne sono affetta. Ora ho iniziato la cura ma non fa effetto. Prima avevo il desiderio di stare meglio in fretta, poi è arrivata l’ansia di capire come mai non fa l’effetto sperato, poi l'accettazione che andrà con i suoi tempi e così finalmente è come se avessi sentito come un senso libertà. Ed ogni giorno mi dico “Si, solo per oggi non avrò paura, mi abbandonerò a quello che c’è, ed aspetterò fiduciosa che tutto riprenda colori più vivi”, sì me lo ripeto e aspetto.

Quella malattia però mi ha insegnato a prendermi più cura di me, a capirmi di più, ad accettarmi di più ad avere più compassione e meno vergogna di me. E così sto imparando piano piano a saper dire anche di no quando una situazione non mi piace, sto imparando ad allontanarmi senza rimorsi da situazioni che non mi fanno sentire bene. Sto imparando ad accettare i miei limiti, non so ancora se posso dire di volermi bene, non so cosa significa del tutto, ma piano piano lo voglio scoprire, sì perché mi hanno detto che la prima cosa da imparare è volersi più bene è assecondarsi di più, e io ci sto provando, ci sto provando…alcune persone non le sento più, per altre a volte ho l’impressione di essere come una specie di mostro da evitare, solo poche continuano a parlare con me e mi danno affetto. Questa malattia mi è servita a capire chi davvero sa amare per il puro scopo di amare senza aspettarsi nulla in cambio e senza volermi diversa e mi è servita a fare ordine di affetti e persone, come quando ti metti a sistemare i cassetti. Oggi voglio mettere lavanda profumata nel cassetto dei sentimenti perché chi ci è rimasto voglio che sogni.

Oggi ho deciso che avevo voglia di colorare, ho preso un foglio ed ho disegnato dentro un cerchio una farfalla che ride. Oggi sono stata meglio.

A.