Di vento e di mare...

 

Più a nord dopo Santa Cesarea, sulla costa adriatica del Salento, si incontra il faro di Capo d'Otranto, passato il quale si fa una curva che piega verso la baia dove sorge in lontananza Otranto.

 

Il mio sguardo, dopo la curva è catturato da un lembo di terra e pietre che si getta letteralmente nel mare. I colori che potevo vedere nitidamente erano 3: il giallo della brughiera secca e brulla, il grigio-nero delle pietre lavate dell'andirivieni dell'acqua, ed il blu digradante del mare.

In un attimo capii che era lì che volevo andare, era lì che volevo camminare. Non sapevamo come raggiungere quel pezzo di terra solitario e disabitato ma ci saremmo riusciti.

Proseguiamo sulla strada principale mentre tenevo d'occhio le strutture di due grandi capannoni che da lontano sembravano stalle, situati verso l'interno rispetto al lembo di terra, e che fungevano un pò da riferimento.

Indoviniamo la strada tenendo la destra. Un cartello sbiadito e scritto a mano, che vedo per caso all'ultimo prima di voltare nella sterrata, indica “Lago rosso”, proprio nella direzione nella quale saremmo dovuti andare noi per raggiungere “il posto”. Infiliamo la sterrata e ci fermiamo in prossimità di altre macchine parcheggiate un po' alla rinfusa e subito intuiamo che erano lì per lo stesso motivo nostro: vedere questo “lago rosso”. Scendiamo e sulla destra vediamo arrivare delle persone a piedi, così ci dirigiamo nella stessa direzione.

Intorno un territorio brullo, con sterpaglie secche ed il terreno stranamente rossiccio. Avevamo letto in un cartello prima di incamminarci che lì c'era una cava di bauxite ormai in disuso, e quindi intuiamo che quel rosso è la bauxite.

Quando arriviamo al posto del lago restiamo letteralmente senza parole. Non avevo mai visto in vita mia una cosa così, il contrasto di colori era totale e fortissimo!

Il terreno rosso sangue mi ricordava come la carne nuda, il sangue vivo che si buttano in quello specchio d'acqua verde scuro senza sporcarlo. Infatti più in basso la vegetazione ed il colore del lago fanno da contrasto. Sotto il verde intenso e intorno il rosso scuro.

 

Restiamo ad ammirare senza parole. La foto, in effetti, non rende la bellezza dei colori visti dal vivo. E questa fu solo la prima emozione.

 

Torniamo stavolta diretti verso un punto dove poter lasciar la macchina ed incamminarci a piedi verso quella punta, verso quel posto che mi stava chiamando.

 

Troviamo subito il posto dove parcheggiare e subito il sentiero stretto che conduceva giù. Lo inforchiamo senza esitazione.

 

C'era un vento forte e nonostante ci fosse il sole non era caldo, l'aria era asciutta e gradevole, spettinata dal forte vento.

Ci incamminiamo.

Mi sentivo felice, era come se una parte ribelle e selvaggia di me volesse correre proprio lì.

 

Ricordo che misi molta attenzione all'incedere in quel terreno, cercavo di sentire i miei passi, di sentire il terreno sotto i piedi, di sentire il vento che mi passava addosso, di sentire il movimento del mio corpo e la gratitudine verso di esso.

 

L'aria profumava di vento, di mare, di erba secca...e di nulla.

 

Comminavo come sospinta da un qualcosa che mi diceva che dovevo andare lì e basta.

 

Finalmente arrivo al margine dove finiva il prato ed iniziavano le rocce e l'acqua. Camminare su quelle rocce non era semplice, ma volevo arrivare il più possibile sul confine, sul limite tra terra e mare. Ero in una punta protesa nel mare e volevo sentirmi al confine, al limite.

 

Intorno nessuno, eravamo completamente soli.

Tra le rocce affioranti vedo un tronco d'albero di grandi dimensioni trasportato lì da chissà quanto tempo e da chissà dove, mi ci siedo.

 

La sola cosa che potevo sentire era il rumore del vento nelle orecchie e quello del dolce sciabordio dell'acqua tra le rocce. Mi resi conto che poche volte in vita mia era successo di udire solo quei due suoni e null'altro.

 

Chiusi gli occhi e mi abbandonai completamente.

 

Sentii ad un tratto come se il mio spirito si espandesse ed uscisse da me, era una sensazione strana, come di un'energia che usciva dal mio corpo e che mi dava un po' di capogiro. Sentivo lo sciabordio dell'acqua all'altezza dell'ombelico, e questa sensazione mi procurava una piacevole nausea. In quel momento ebbi la strana sensazione di non essere corpo ma di essere parte di quel vento, ero dentro quel vento e dentro a quell'acqua. Mi lasciavo dondolare e spostare e mi sentivo dentro una quiete priva di ogni pensiero, mi sentivo vera ed allo stesso tempo in una dimensione che non conoscevo.

Furono istanti, minuti non lo so, ma fu uno dei più bei regali che mi fece questa terra aspra, generosa e nobile.

 

Nel ritornare indietro mi fermai a raccogliere un po' di erica che ho con me adesso in un vaso di vetro.

 

 

Ringrazio Massimo per queste foto fatte a mia insaputa.

 

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Commenti: 1
  • #1

    Su (venerdì, 25 luglio 2014 11:29)

    Che luoghi meravigliosi ed intensi!
    Grazie per aver raccontato questa tua esperienza magica...
    mi sembra di sentire il profumo del mare e il richiamo dell'infinito.
    Baci Su