Mi chiamo Stefanie...

Liberamente ispirato da una storia vera.

I luoghi ed alcuni dettagli non sono citati intenzionalmente.

 

Non so da quanti giorni non mi faccio una doccia, di certo so da quanti giorni dormo in un boschetto dietro alla stazione di questo paese: 7. Oggi mi hanno proposto di dormire in ostello, ho rifiutato, per adesso va bene così, approfitterò dell'ostello quando farà più freddo, per adesso posso stare lì. E' un posto nascosto e non mi sento in pericolo.

I miei macchinari comprati con gli ultimi soldi che avevo li ho custoditi in un posto al riparo, me li terranno fino al 6 settembre poi dovrò trovare loro una nuova sistemazione. Devono stare al sicuro perchè sono la sola cosa che possiedo e rappresentano per me il sogno di una professione in un posto che mi accoglierà e nel quale sono certa sarò più fortunata di quanto lo sia stata qui.

Sono fuggita da una terra che mi ha distrutta, e adesso aspetto per fuggire ancora.

 

Da quale famiglia vengo? Da quale mondo vengo? Non lo vorrei sapere ma adesso piano piano lo sto ricordando e lo sto accettando.

Mio padre un medico con problemi psichiatrici fin dall'età di 19 anni. Mia madre ha sempre insistito affinché lui non smettesse di fare il medico e fosse costretto a curarsi, così si è presa un cancro al cervello. Mia sorella più grande non ce la fatta a fuggire e così è impazzita di dolore ed è stata ricoverata in manicomio e vi è rimasta per diversi anni, chiusa a chiave dentro una stanza.

Io sono scappata da tutto questo, ma penso che molto mi sia rimasto appiccicato addosso.

 

Mi sono laureata in Event Management ed ho lavorato con contratti a 11 mesi in diversi progetti, dalle PR di teatri a progetti per le scuole di sensibilizzazione alla pace ed inter-culturalità sia per il mio Paese che per conto di organizzazioni no-profit nei Paesi del Medio Oriente come Israele e Palestina. Da noi ti fanno contratti a 11 mesi per non darti accesso agli ausili di stato, per cui io sono passata da un lavoro precario all'altro solo per guadagnare soldi, solo per potermi comprare quei macchinari.

L'ultimo di questi lavori era stato per un teatro: dovevo allestire il cartellone per la stagione, il responsabile del Teatro mi invita a casa sua per parlare di come definire il programma. Io sospetto ma ci vado, non potevo dire di no, quel lavoro mi serviva, erano mesi che non lavoravo e dovevo pagare l'affitto dell'appartamento nel quale vivevo, mi avevano già minacciata di sfratto.

Seduti ad un tavolo dello studio a casa sua si avvicina sempre di più a me, ad un certo punto mette la sua mano tra le mie gambe, io mi alzo cerco di scappare ma lui mi prende, mi urla qualcosa come “Non fare la stupida, mica ti vorrai ribellare? Qui nessuno ti verrebbe a salvare!”. In quel momento ho capito che non avevo scelta, e così ho lasciato che facesse tutto quello che voleva. Il mio cervello si è spento, non ho più voluto sentire, ho iniziato a pensare ad altro, a vagare con la mente. Appena ho potuto sono scappata via da quel posto e sono andata a denunciarlo alla polizia. Mi hanno visitata per constatare la violenza. Questa fu l'ultima umiliazione.

Mi hanno offerto la possibilità di parlare con una psicologa, non volevo ma poi ho accettato. Nel colloquio le racconto di me e di quello che è successo, non ricordo quanto ho pianto rannicchiata nella sedia, sento ancora il dolore e la sensazione orribile di quelle mani e quel corpo addosso e dentro il mio. Che schifo!

 

1200€, questo è stato il risarcimento per i danni morali subiti.

Con quei soldi ci ho pagato gli affitti arretrati, i padroni di casa li pretendevano: “Adesso i soldi ce li hai, te li sei fatti dare, e quindi paghi quello che ci spetta” mi dissero e sono scappata via.

 

Il mio sogno è andare in Brasile a San Paolo, dove aprirò il mio atelier e dove avrò fortuna, tutta la fortuna che non ho avuto qui. Adesso devo solo guadagnare i soldi per quel biglietto aereo, mi hanno detto che a novembre costa meno, farò di tutto, qualsiasi cosa pur di guadagnare quei soldi.

Oggi sto un po' male, mi è venuta un'infezione che sto curando con l'aglio, ma anche trovare l'aglio è difficile. L'infezione forse è meglio dei pidocchi che ho preso nel centro sociale in cui sono stata 2 settimane fa.

Ho bisogno di vestiti, nel fuggire non ho preso niente con me se non quei macchinari, e adesso mi ritrovo solo con un vestito senza maniche e la notte comincia a fare freddo.

Sogno il clima tiepido del Brasile, e questo pensiero sento che mi scalda un po'.

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