Cara amica...

Cara amica,

ti sembrerà strano che io ti scriva una lettera, ma è il solo modo che adesso trovo per parlarti e non essere disturbata dal rumore delle parole dette con la voce. Buffo vero? Le parole dette, ti sei mai accorta che risuonano strane? a volte diverse da come le avresti pensate? No forse no, ci siamo abituati un po' tutti, vero? Comunichiamo ma spesso non ci diciamo quasi nulla se non rumori o frasi fatte dense di un, più o meno, malcelato disagio, paura, rabbia, angoscia, o invece pregne di gioia o serenità falsamente vere o veramente false, solo raramente autentiche...

...invece quando sei di fronte al foglio bianco, anche se elettronico come per me adesso, sei costretta a stare lì, a stare anche dentro, e dentro ci può essere luce ed ombra, ci si può perdere o ci si può ritrovare. Oggi posso dirti che l'ombra mi fa meno paura perché in parte penso di averla sperimentata.

 

Sono passati quei tempi nei quali ci struggevamo a riflettere sul perché una relazione con una persona ci faceva soffrire, anche la nostra stessa ha avuto momenti di forte tensione, ricordi? Se ci penso sento una emozione come di tenerezza.

Eravamo nel nostro divenire e non lo sapevamo.

 

Che curioso, in questo momento mi è venuto in mente che tu mi chieda cosa penso degli uomini. Lo sai che non saprei cosa dirti? non li sto frequentando molto, e quelli che conosco oggi sono uomini con una componente femminile molto forte che li rende completi, forti e dolci allo stesso tempo, buoni amici e buoni compagni. Non saprei dirti se questo è indice di una inversione di rotta del genere maschile, non lo so o non direi a guardare i numeri dei femminicidi o degli abusi (e chissà se questi numeri sono così perché prima non se ne sapeva nulla) ma qualcosa sento che sta cambiando, forse anche in noi donne, tu che ne pensi? A volte penso che se noi donne accettassimo la nostra forza e la nostra fragilità avremmo meno bisogno di veder appagato il nostro bisogno di conferme o quello di essere “viste”, e ci ameremmo di più. Ma questo cosa c'entra con gli abusi ed i femminicidi? Non lo so, ma sento che in qualche modo ha una sua affinità.

 

Oggi mi sento la stessa e molto cambiata (strano vero?), e non saprei se la nuova casa dove abito, in buona parte ristrutturata è esattamente come la vorrei. Lo accetto, e lascio al tempo ed alla pazienza il suo lavoro, non ho fretta.

 

Ti sei accorta di quanto coraggio ci vuole a vivere? Io me ne sono resa conto da quando parlo con le persone che incontro allo sportello di ascolto dell'organizzazione per la quale faccio volontariato. Queste persone sono così coraggiose che mi mettono in difficoltà, a volte, facendomi sentire piccola ed inadeguata, ma la forza la ritrovo nello stare lì, nella capacità di accogliere tutto ciò che mi mettono sul tavolo: problemi, dolori nuovi e antichi, paure e gioie... questo penso lo sentano, sì penso di sì. Che cos'ho io da dare loro? Solo l'essere lì, nient'altro, e spesso è davvero poco, e ti assicuro che la frustrazione è tanta, ma viene presto sostituita dalla mia profonda fiducia nell'”uomo”, nelle sue capacità infinite di affrontare la vita e le sue strettoie.

 

E tu come stai? Come stanno andando le cose nella tua vita? Sei acrobata o sei rassegnata?

Approposito di acrobata, adesso ti faccio ridere. Un giorno dopo una bellissima chiacchierata con un collega in cui parlammo della paura di usare alcuni mezzi di trasporto, mi venne in mente questa specie di aforisma: “La vita può essere a volte come la partenza da una funivia che scende. Il dondolio del seggiolino aggrappato alla fune fa paura, fa venire le vertigini, toglie per un attimo il fiato, ma è un rischio da correre per poter vivere a pieno l'emozione della vastità del panorama che si apre di fronte a noi e dell'immenso possibile”. E lo sai cosa mi ha risposto lui?: “Bello davvero, ma il rischio è di morire d'infarto prima di godersi il panorama”. Scoppiai a ridere, ci credi? Io con la mia fantasia spazio in territori lontani e a volte ameni, mentre la realtà può essere riempita da altri significati, pensiamo di essere così pronti alle vertigini, ma non è così (ed è sacrosanto non esserlo) e quindi decidiamo che per stavolta sarà meglio scendere a piedi, perchè no? Lo ammetto, questo è il mio “cuscinetto meditativo” (ti piace questo termine?) di questo periodo: dove sono io e dove sei tu? Non nello stesso posto? Non importa, ciò che conta è che ci stiamo parlando, che ci stiamo sentendo anche senza usare la voce a volte. Che ne pensi?

 

Ora ti lascio, mi ha fatto piacere aver parlato un po' con te (bè, più che parlare è stato un monologo), mia cara Viviana, è sempre bello. So che in qualche modo mi capisci e sei con me, e so che anche se non è così hai il coraggio di dirmelo, e di mandarmi a quel paese se dico stupidaggini. Grazie cara.

 

Un abbraccio,

Viviana

Scrivi commento

Commenti: 0