La vita e i sogni

 

Sono le 8 del mattino, e mi sto alzando per un'altra giornata di funambolesche acrobazie tra la realtà e la voglia di fuga.

Carla è già uscita, lei esce presto il mattino, il suo lavoro la tiene impegnata tutto il giorno. Rientra stanca la sera verso le 6. Carla lavora in un centro di riabilitazione per persone con handicap o che hanno subito forti traumi, è una donna in gamba determinata e dolce allo stesso tempo. Ama il suo lavoro anche se non si sente ripagata economicamente per quel che fa, ma non molla perché crede che ogni passo in più che riesce a far fare ad una persona è un passo in più che fa fare a se stessa e addirittura all'intera umanità. Mi confidò questa conclusione alla quale era arrivata, qualche mese fa mentre parlavamo di me e di come avrei affrontato emotivamente il momento che sto vivendo, fu in quell'occasione che condivise questa sua consapevolezza.

Vivere con Carla è emozionante, allo stesso tempo difficile e sottilmente frustrante per me oggi.

Sono 2 mesi che l'azienda per cui lavoravo ha dichiarato il fallimento ed ha messo in mobilità tutti i dipendenti, operai ed impiegati...

 

...alcuni di essi sono stati spostati in altre sedi italiane ma per molti di noi non c'è stata possibilità, e così anche per me. Io mi occupavo della pianificazione delle attività produttive, un "capo" si direbbe comunemente, o un responsabile di produzione nel gergo tecnico. Ho dedicato impegno e fatica a questo lavoro, scontrandomi con le difficoltà, i malumori e le inimicizie di molte persone, compensati da altrettante dichiarazioni di stima e di apprezzamento per come sono sempre stato capace di interagire con le persone. Ho vissuto anch'io l'esperienza di tanti: scioperi, picchetti, occupazione abusiva della fabbrica, riunioni sindacali interminabili e sterili. Di quei momenti conservo il ricordo della rabbia, costantemente percepita, dell'impotenza e della paura di quell'ignoto e fragile futuro che non aveva né disegno né forma.

 

Le mie giornate sono pressoché tutte uguali: mi alzo, mi vesto e mi collego al computer cercando tutti i siti che offrono lavoro e mandando il mio curriculum per quelle posizioni che più si avvicinavano alla mia esperienza, senza guardar troppo al dettaglio della richiesta ed accettando anche posizioni più semplici rispetto a ciò che facevo. Ho visto e rivisto mille volte il mio curriculum per renderlo più appetibile, l'ho ripassato togliendo le sbavature cercando di dargli concretezza e chiarezza. Ogni nuovo invio è accompagnato dalla convinzione che stavolta farà breccia, se non altro almeno per un primo colloquio, ma a questa speranza è sempre seguita la fatica di elaborare l'implacabile silenzio della non risposta.

Molto probabilmente anche oggi sarà così.

Stasera Carla tornerà e mi chiederà, come sempre fa, se è successo qualcosa se qualcuno ha chiamato o se ho ricevuto qualche risposta ed io cercando di celare l'amarezza, risponderò ironicamente che per oggi non ci sono ancora pesci nella rete, che ogni giorno ne getto una a maglie sempre più fitte, e prima o poi qualche pesce ci sarà.

La mia ironia che cerca di essere tranquillizzante fa trasparire nel suo viso una sottile preoccupazione, celata da un sorriso rassicurante ed una frase consolatoria: “Sì certo, vedrai che domani andrà meglio e se non andrà meglio domani andrà meglio dopodomani, non perdere la fiducia, vedrai che la tua tenacia sarà ripagata”.

Oggi vorrei uscire a fare due passi, mi piacerebbe poter prendere un libro e andare a leggere nel parco di villa Borghese, mi piacerebbe potermi concedere un momento di leggerezza di non dover pensare a come ricollocarmi, eppure non ci riesco, non me la sento, ho una responsabilità verso Carla, e questa responsabilità mi incolla a questo computer e più sento questa responsabilità e più mi pesa. Sento che forse l'impegno con il quale sto cercando questo lavoro è inquinato da un malessere che non riesco a vedere e non capisco cosa sia, non ho tempo né voglia di pensarci troppo, ora quello che è utile è che io trovi un lavoro in fretta. Lo stare a casa tutti i giorni dopo 15 anni di lavoro dipendente è una dimensione amena. All'inizio mi piaceva, era una cosa nuova, mi sembrava di avere più tempo, di poter anche pensare ad altro che non fosse l'organizzazione delle attività lavorative dell'azienda e di come raggiungere gli obbiettivi, ma lentamente questo tempo si è trasformato in una sorta di trappola, in una gabbia stretta e soffocante e oggi già alle 8 del mattino sento che ho poca aria.

Passo di fronte alla mensola della cucina dove Carla tiene un calendario della SPAM che lei fa arrivare da anni e vengo attratto dal dipinto (che chi lo sa se è davvero fatto con la bocca il piede o che altro, me lo sono sempre chiesto e non ho mai nascosto a Carla il mio dubbio rispetto alla bontà di questa associazione) che ritrae un enorme salice piangente che si specchia un un placido specchio d'acqua. L'immagine è semplice ma mi trasmette una strana ed insolita pace. Sono giorni che è lì ma non l'avevo mai notato, chissà perché? Mi colpisce l'aforisma scritto appena sotto l'immagine: “La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare”. Ma cosa vorrà dire questa frase, mi chiedo. Li per lì non la capisco, anzi penso che sia una di quelle frasi insulse che non dicono proprio niente, che lasciano il lettore a scervellarsi nel trovare un significato che chissà se poi esiste davvero. Tra me e me esce una specie di vaffanculo a Schopenhauer ai suoi sogni ed alle sue pagine di libro, che non ci azzeccano proprio niente con la situazione che sto vivendo, anzi mi da proprio fastidio quel messaggio così avulso dalla realtà, ma che cazzo vuol dire “La vita e i sogni sono pagine di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare”?

Mi sposto e vado nel soggiorno a quella che è per adesso la mia postazione di lavoro, sì perché adesso il mio lavoro è cercare lavoro.

Accendo il PC, ma quella frase mi ronza nella testa, non mi molla.

Apro il browser e vado su LinkedIn e sui vari Monster, Lavoro.org etc...ed inizio la mia ricerca, ma quella stupida frase non mi molla, ce l'ho in testa. Non ho mai avuto tempo di sognare, non mi è mai servito a niente, ho sempre vissuto pensando alle cose concrete, alle cose che servivano, sognare non è mai rientrato tra le cose che io considero utili, anzi è una mera perdita di tempo per me, quindi nel mio ipotetico libro della vita, posto che si possa definire così la vita, non ci sono i sogni, non ci possono essere, ora mi serve un nuovo lavoro e basta, non sognare.

Mi accorgo di essere trappola di quella frase, ci penso, nonostante la trovi stupida, ci penso, la suddivido e analizzo, poi mi accorgo di essere dentro quel pensiero, e ne esco ritornando alla mia ricerca.

Ma se i sogni sono parte dello stesso libro della vita cosa significa che se lo apro a caso sto sognando e se lo sfoglio pagina dopo pagina sto vivendo?

Basta, vaffanculo, mi alzo e decido di farmi un caffè chissà che la mia mente finalmente si decida a spostarsi da quella stupida frase.

Carla mi chiama per sentire come sto, a volte lo faccio io a volte lo fa lei a seconda di come ci piglia voglia senza imposizioni o riti. Lei sta lavorando, come al solito, oggi aveva dei casi più difficili del solito, 2 bambini con difficoltà motorie alla nascita al loro primo appuntamento. Mi spiegò in passato che in questi casi la difficoltà non è tanto nell'iniziare con i bambini, ma nel gestire l'ansia dei genitori. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento alla sera.

 

Ritorno al mio PC e faccio una ricerca su Google: come evolvere professionalmente mi escono tutta un serie di link a siti con articoli e corsi di sviluppo professionale.

Un corso. Mi colpisce l'idea di un corso. In questo tempo non tempo nel quale cerco lavoro, come lavoro, effettivamente potrei fare anche un corso, perché no, infondo la liquidazione che mi hanno dato, neanche tutta, solo una parte, accidenti a loro, la potrei anche investire per togliermi qualche piccola soddisfazione. Ma un corso di che? Non ho passioni in particolare, non so cosa mi piacerebbe fare che sia diverso da quello che ho sempre fatto. Però se dovessi fare un corso lo farei su qualcosa che non conosco o conosco poco, del mio settore conosco bene gli aspetti, i risultati c'erano anche se l'azienda è fallita. Sì mi piacerebbe fare un corso, ma di che? Vabbè, lasciamo stare, non sono tagliato per le fantasie. "Non sono tagliato per le fantasie." Mi gira in testa questa frase, effettivamente non mi sono mai lasciato andare a troppe fantasie nella vita, l'ho sempre ritenuta una non qualità, mentre l'essere concreti e realisti mi ha sempre dato sicurezza e l'ho sempre trovato il modo giusto di affrontare le situazioni. In questo con Carla ci siamo sempre scontrati, lei più sognatrice di me, con una grande immaginazione, io che invece la riporto sempre a vedere le cose per come sono, soprattutto le persone: per lei le persone hanno mille sfaccettature e qualità più o meno belle, per me uno o è una brava persona o è uno stronzo. Ricordo però che da ragazzo, fino alle superiori mi piaceva scrivere, di italiano, paradossalmente per uno razionale come me, andavo bene, nei temi prendevo sempre bei voti. In un attimo un pensiero si infila nella mente, non so come sia successo: e se facessi un corso di scrittura creativa? Ne avevo sentito parlare da amici che per hobby dopo il lavoro ne avevano seguito uno e che ne erano stati entusiasti. Scrivere in effetti è una cosa che non ho mai fatto, ed è una cosa che penso mi potrebbe piacere, come mi piaceva da ragazzo, e mi potrebbe anche venire bene. Adesso faccio una ricerca su Google per vedere se ci sono dei corsi che mi spirano e poi stasera ne parlo a Carla. Mi sento emozionato, una sensazione mai provata prima, è come se mi si fosse aperto qualcosa nel petto.

 

La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare

Arthur Schopenhauer

 

Andrea scelse uno dei tanti corsi di scrittura creativa che si tengono a Roma. Lo frequentò con ottimo profitto. Pubblicò il suo primo libro dopo un anno dalla fine del corso, mentre continuava a viaggiare tra Italia e Cina per la nuova società che l'aveva assunto qualche mese dopo la perdita del suo lavoro. Un romanzo che ebbe un buon successo, dal titolo “La vita e i sogni”.

Scrivi commento

Commenti: 7
  • #1

    isabella (mercoledì, 12 giugno 2013 13:41)

    Racconto emozionante! si arriva alla fine con accesa la curiosità di sapere come è andata a finire. Bravissima!

  • #2

    maurizio (mercoledì, 12 giugno 2013 21:09)

    “La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare”. Non male, non male, però questo aforismo trova terreno fertile soprattutto nell’immaginario femminile e ne “La vita e i sogni” si vede che la mano e la testa è di una donna… caro Andrea

  • #3

    Lettore interessato (giovedì, 13 giugno 2013 16:20)

    Il racconto e' agile.
    E' uno stimolo a fermarsi e guardarsi.

  • #4

    Grazia (lunedì, 17 giugno 2013 17:33)

    ... e se ti capita una pagina bianca?
    Scherzo! Quando sono un po' giù, come oggi, l'unica cosa che mi aiuta è l'autoironia, così cerco di sdrammatizzare scherzandoci su. Io, in realtà, sono una grande sognatrice, e non è un gioco di parole perché molte volte sogno ad occhi aperti. Però mi è più facile sognare quando sono serena. In questo periodo sono molto tesa e anche preoccupata così spesso mi capitano pagine bianche o scritte in un linguaggio che non comprendo. Avevi ragione questo racconto è molto azzeccato per me e leggendolo mi sono emozionata, rispecchiandomi in alcuni passaggi. Scritto anche molto bene, non fare la modesta. Bravissima!
    Ti abbraccio forte

  • #5

    Viviana (martedì, 18 giugno 2013 08:32)

    Grazie per i bellissimi commenti.
    Per quanto riguarda le pagine bianche, mia cara amica Grazia, non saprei, in effetti...bisognerebbe chiederlo a Schopenhauer ma è difficile a sto punto :-) Se lo dovessi chiedere a me direi che le pagine bianche sono proprio quelle dei sogni. Ognuno di noi sfoglia il proprio libro della vita, poi ad un tratto incontra una pagina bianca o scritta in un linguaggio incomprensibile, e può decidere se strapparla e farne un cartoccio da buttare o se riempirla con un sogno, che dall'inizio può sembrare incomprensibile ma che via via diventa sempre più chiaro...non aver paura delle vertigini
    I momenti nei quali siamo giù o siamo confusi sono i più potenti e fertili perché ci portano a profonde e nuove consapevolezze...quindi “piatto ricco mi ci ficco!!!”
    Un abbraccio a voi

  • #6

    Susanna (martedì, 25 giugno 2013 14:41)

    e se le pagine bianche fossere quelle della meraviglia, dell'incanto?

  • #7

    vivianabiadenecounseling (lunedì, 01 luglio 2013 11:31)

    Certo che potrebbero esserlo, cara amica