Che lavoro fai?

 

Anita ha 4 anni, lo sguardo simpatico e sveglio, parla volentieri con me anche se ci conosciamo da poco tempo. Oggi è la prima volta che giochiamo un po' insieme nel parco di Colle Oppio. Ci siamo regalate dei fiori, è stata lei la prima, è corsa su per una riva del parco, ne ha preso uno ed è venuta da me: “Questo è per te”. Forse è la prima volta che un bambino mi regala un fiore.

Anita ha 4 anni, lo sguardo simpatico e sveglio, parla volentieri con me anche se ci conosciamo da poco tempo. Oggi è la prima volta che giochiamo un po' insieme nel parco di Colle Oppio. Ci siamo regalate dei fiori, è stata lei la prima, è corsa su per una riva del parco ne ha preso uno è venuta da me: “Questo è per te”. Forse è la prima volta che un bambino mi regala un fiore.

Il papà e la mamma di Anita non lavorano, almeno non nel modo che siamo usi immaginare, stanno allestendo una casa vacanze, dando fondo a tutti i risparmi e molto oltre, che diventerà la loro prossima fonte di reddito, prima o poi. Lui un ex collega rimasto senza lavoro nei vari giri di tagli e chiusure aziendali, lei una creativa fuori classe (come lui d'altronde) e quasi architetto.

Stavamo tornando a casa dalla passeggiata al parco di Piazza Vittorio quando Anita chiede a sua mamma: “Ma tu che lavoro fai?”, la mamma le risponde subito dopo aver tradito uno sguardo di sottile imbarazzo, “Noi, io e papà, ristrutturiamo case che poi diamo un affitto”.

Uau! mi sono detta. In effetti hanno un buon senso degli affari e penso che questa affermazione di pancia sia la loro vera strada dopo aver saggiato il possibile e così vario "nulla" che spesso viene dal riciclarsi nello stesso settore. Cosa avrà pensato Anita di questa risposta non so, cosa avrà pensato la sua mamma neanche, ma mi sono resa conto che la risposta era alquanto originale, senza fronzoli e senza bugie, una risposta complessa da dare ad una bambina di 4 anni, ma Anita ha ben più di 4 anni e ce lo dimostra.

 

Mentre proseguiamo verso casa Anita è per mano a me e mi chiede: “ E tu che lavoro fai?”. Io che lavoro faccio? Emmm, non saprei, adesso cosa le dico, come le spiego cosa faccio? Le dico che non sto lavorando? No, in realtà non è proprio vero, ma è lavoro fare volontariato e libera professione? Allora le dico il lavoro che facevo prima, fino a 3 anni fa? E perchè poi? Ormai non lo faccio più e poi lei mi ha chiesto cosa faccio "adesso". E come le spiego che sono una “Counselor”?

Tutti questi pensieri hanno occupato una frazione di secondo o poco più e poi di pancia mi è uscito “Io cerco di rendere le persone un pò più felici. Quando le persone sono tristi o hanno qualche preoccupazione io cerco di aiutarli a trovare la soluzione”. Anita mi ascolta ma non mi chiede altre spiegazioni. Chissà cosa avrà capito, che idea si sarà fatta non lo so. Ed io: ho detto una cosa giusta? Sono riuscita a spiegare ad una bambina di 4 anni che cos'è il Counseling? Se non riesco a spiegarlo manco ad un adulto?

Poco dopo tocca a M.: “Tu che lavoro fai?”, e M.: “Io lavoro con i computer”. Facile e sbrigativo.

 

In quel momento mi sono resa conto di come è cambiato il mondo del lavoro: fino a poco tempo fa di questi 4 adulti 3 facevano lo stesso lavoro, oggi invece il quadro ha colori diversi, tutti gli schemi saltati e tutte le sicurezze svanite. Eppure quello che percepivo era coraggio, fiducia, forza, preoccupazione sì, ma anche speranza e convinzione di fare la cosa giusta, nonostante tutto.

 

Chissà cosa c'era nella domanda di Anita, quale vera curiosità. Non gliel'ho chiesto e chissà perché? Forse per far posto ai miei pensieri ed ai miei stessi interrogativi. Peccato, mi sarebbe piaciuto sapere cosa aveva spinto Anita a chiedere a ciascuno di noi che lavoro facevamo.

 

Buon 1° Maggio a chi un lavoro ce l'ha a chi non lo vorrebbe più avere, a chi se lo sta re-inventando e a chi non sa che pesci pigliare!

Scrivi commento

Commenti: 0